Piccoli trasformatori d'uso speciale: differenze tra le versioni

Da testwiki.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
imported>Eumolpo
ortografia
 
(Nessuna differenza)

Versione attuale delle 06:07, 27 feb 2023

Il trasformatore rifasato

Template:Risorsa In alcune applicazioni dei trasformatori di segnale è necessario procedere al “rifasamento” del trasformatore per consentirne il collegamento con il generatore; con il rifasamento si cancella la reattanza induttiva per una data frequenza, ed il trasformatore appare al carico, a causa delle inevitabili perdite del trasformatore stesso, come se fosse una resistenza pura.

Vediamo con il seguente esempio di progetto come si presenta questo caso:

Si debba progettare un trasformatore idoneo ad essere collegato ad un generatore che presenti una impedenza Zg=2500 Ohm e sia obbligata la reattanza dell’avvolgimento primario al valore Xl=3000 Ohm alla frequenza di 500 Hz .

È chiaro che se collegassimo questo tipo di trasformatore al generatore, quest’ultimo si troverebbe in condizioni di funzionamento anomalo essendo il carico reattivo quasi uguale dell’impedenza del generatore.

Il problema si risolve con il rifasamento della reattanza del primario del trasformatore mediante l’inserzione, in parallelo a detto primario, di un condensatore Cr opportunamente calcolato.

Il rifasamento si realizza quando sia posto

XCr=Xl

che con i valori in gioco risulta

XCr=3000 Ohm


da cui

Cr=1/(6.28500 Hz3000 Ohm)=0.1 μF

Il nuovo circuito riportato, in figura 1, mostra il trasformatore con il condensatore di rifasamento Cr collegati al generatore.

figura 1


Nella figura non è stata disegnata la resistenza di perdita del trasformatore ritenuta, ipoteticamente, di valore irrilevante ai fini del carico del generatore.

Anche per i trasformatori rifasati deve essere controllata l’induzione che deve sempre risultare inferiore alla massima consentita per il tipo di nucleo. Template:Clear

I trasformatori per segnali a frequenze molto basse

Alcune volte, nell’ambito della progettazione dei circuiti analogici, si devono dimensionare piccoli trasformatori in grado di trasferire dei segnali in bande di bassa frequenza; segnali, ad esempio, il cui spettro è compreso tra 10 e 1000 Hz.

In questo campo di frequenze l’impiego dei nuclei in ferrite, dei quali abbiamo trattato in precedenza, non è possibile a causa dei valori di α (numero di spire per mH) che, anche per i tipi con dimensioni più grandi, non scendono sotto le 7.5 spire per mH.

Per chiarire le idee vediamo un esempio di calcolo: Supponiamo di dover dimensionare un trasformatore in grado di essere collegato ad un generatore avente impedenza di 10000 Ohm ; il trasformatore deve trasferire dei segnali compresi nel campo di frequenze tra 10 Hz e 1000 Hz.

Se vogliamo che il generatore non risenta del carico reattivo del trasformatore dobbiamo procedere come negli esercizi precedenti e, per l’induttanza del primario, scrivere:

Xl=10010000 Ohm=1000000 Ohm

ad un valore di Xl di 1000000 Ohm corrisponde, alla frequenza di 10 Hz, l’induttanza L=Xl/(2πf)=1000000 Ohm/(6.2810 Hz)=15900 H

Poiché valore di L calcolato è eccessivo e non realizzabile, si deve tentare il calcolo imponendo che la reattanza del primario sia soltanto 10 volte l’impedenza del generatore, cioè

Xl=1010000 Ohm=100000 Ohm

da cui il nuovo valore di L

L=Xl/(2πf)=100000Ohm/(6.2810 Hz)=1590 H

Se pur ancora molto grande il valore di L ipotizziamo l’impiego di un nucleo in ferrite di massime dimensioni ( circa 35 mm ) senza traferro; possiamo contare su di un valore di α=7.5 e calcolare il numero di spire necessarie all’avvolgimento del primario:

N=7.51590000=9457 spire

Un trasformatore così impostato è difficilmente fattibile; per esso non è neppure applicabile la tecnica del rifasamento dato che le frequenze di lavoro si estendono in una ampia gamma.

È necessario pertanto intraprendere una diversa strada per ottenere il componente voluto.

Si tratta di orientarsi su nuclei di Mumetal M20, che, con ingombri sensibilmente inferiori ai nuclei di ferrite più grandi, consentono la realizzazione delle reattanze richieste con un numero di spire ragionevole.

Questo tipo di nuclei è formato da lamelle il cui disegno è riportato in figura 1

figura 1

Template:Clear

hanno dimensioni di 20×20 mm ed uno spessore di circa 2/10 mm, con esse si possono realizzare dei pacchetti dell’altezza richiesta.

Il numero di spire nel primario si calcola secondo l'espressione:


Np=Vpe108/(4.44BfSf)

dove

  • Vpe Veff: tensione applicata al primario.
  • B in Gauss: induzione massima accettabile.
  • F in Hertz: frequenza della tensione Vpe
  • Sf in cm2: sezione del nucleo


Il materiale non si trova facilmente sul mercato ma, in caso di necessità, la ricerca, magari su internet, vale ben la pena di essere condotta.

I piccoli autotrasformatori

Gli autotrasformatori si possono considerare versioni ridotte dei trasformatori; non hanno infatti primario e secondario ma soltanto un primario che svolge entrambe le funzioni. Un “piccolo autotrasformatore” può nascere semplicemente mediante l’impiego di un induttore; vediamo come con due esempi:

Primo esempio:

Supponiamo di voler applicare ad un circuito una tensione di 1 Veff a 38000 Hz partendo da un generatore che fornisce una tensione di 40 Veff. pensando di utilizzare l’induttore già progettato nella lezione precedente:

per modificare l’induttore a foggia di autotrasformatore “in discesa” si dovrà collegare una presa intermedia su di una parte di ns spire sul totale delle Np=167 spire (definite come primario), in questo caso si potrà scrivere

Np/ns=Vp/Vs

ovvero

Np/ns=40 Veff./1 Veff.=40


da cui ns=Np/40=167/40=4 spire come mostra figura 1:

figura 1

Template:Clear

Secondo esempio:

Supponiamo di voler applicare ad un circuito una tensione di 20 Veff a 38000 Hz partendo da un generatore che fornisce una tensione di 15 Veff. pensando di utilizzare l’induttore già progettato in precedenza secondo il seguente ragionamento:

per modificare l’induttore a foggia di autotrasformatore “in salita” si dovranno aggiungere, oltre le Np=167 spire (definite come primario) , altre nk spire secondo il rapporto:

Np/(Np+nk)=Vp/Vs

ovvero

nk=Np(VsVp)/Vp

da cui

nk=167(20 Veff.15 Veff.)/15Veff.=56 spire

per un totale di ns spire pari a

ns=Np+nk=167+56=223 spire come indicato in figura 2:

figura 2

Template:Clear


L’autotrasformatore non consente l’isolamento ohmmico tra primario e secondario essendo i due elettricamente connessi; se tale isolamento è richiesto si deve utilizzare, invece, un trasformatore.