Basi di spazi vettoriali

Da testwiki.
Versione del 26 mag 2020 alle 11:57 di imported>SamueleBOT (sostituzioni tag obsoleti)
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Template:Risorsa

Base di uno spazio vettoriale

Dato uno spazio vettoriale V, si dice che l'insieme di vettori ={v1,v2,,vn} è una base di V se e solo se

  1. v1,,vn sono linearmente indipendenti
  2. v1,,vn generano il sottospazio V, cioè V=(v1,,vn).

Il concetto di base unisce i concetti precedentemente introdotti di indipendenza lineare e di generatori di uno spazio vettoriale.

La nozione di base di uno spazio vettoriale (o analogamente di un sottospazio) è fondamentale nelle caratterizzazioni successive di spazi vettoriali, in primis perché permette la definizione di uno degli invarianti più importanti in algebra lineare e cioè la dimensione.

Dalla definizione segue la seguente osservazione:

Siano v1,,vn vettori linearmente indipendenti di V. Supponiamo che

λ1,,λn,μ1,,μn tali che
i=1nλivi=i=1nμivi.

Allora si ha che λi=μi con 1in.

Dimostrazione

i=1nλivi=i=1nμivi si può riscrivere come i=1n(λiμi)vi=0. Essendo per ipotesi i vi linearmente indipendenti, i coefficienti (λiμi) devono essere per forza tutti nulli, quindi λi=μi.

Si può dimostrare poi che ogni spazio vettoriale possiede una base, applicando il lemma di Zorn all'insieme di tutti gli insiemi di vettori indipendenti dello spazio con l'inclusione come ordine parziale.

Esistenza delle basi

Definizione: Sia AV un sottoinsieme di uno spazio vettoriale V. Si dice che V è un sottoinsieme massimale in A di vettori linearmente indipendenti se e solo se

  1. tutti gli elementi di sono vettori linearmente indipendenti;
  2. aggiungendo a un qualunque altro vettore di A si ottiene un insieme di vettori linearmente dipendenti.

Proposizione

Sia ={v1,,vn} una base di uno spazio vettoriale V. Allora è un insieme massimale di vettori linearmente indipendenti in V.
Dimostrazione

Per ipotesi i vettori v1,,vn sono linearmente indipendenti. Dimostriamo allora che aggiunto qualsiasi altro vettore vV0 a otteniamo un insieme di vettori linearmente dipendenti. Ma sappiamo che ogni vettore di V è generato dai v1,,vn, essendo V=(v1,,vn), quindi

v=i=1nαiv1 ma
i=1nαiv1v=0

ed è una relazione di dipendenza lineare, visto il vettore nullo è dato da una combinazione lineare di vettori con coefficienti non tutti nulli (il coefficiente di

v

è -1).

Lemma

Vediamo ora un lemma che ci serve per dimostrare un significativo teorema.

Sia ={v1,,vr} un sottoinsieme di uno spazio vettoriale V e supponiamo che () contenga un sistema di generatori di V. Allora

V=()

cioè anche ={v1,,vr} genera V.

Dimostrazione

Sia

𝒜

un sistema di generatori di

V

contenuto in

()

. Possiamo dunque scrivere

vV

come combinazione lineare dei vettori di

𝒜

e siccome

𝒜()

, possiamo scrivere gli elementi di

𝒜

come combinazione di elementi di

e di conseguenza, possiamo scrivere ogni elemento di

V

come combinazione di elementi di

. Dunque

V=()

.

Teorema

Sia 𝒜={v1,,vn} un sistema di generatori di uno spazio V. Sia 𝒜 un sottoinsieme massimale in 𝒜 di vettori linearmente indipendenti.

Allora è una base di V.

Dimostrazione

Esplicitiamo come ={v1,,vk},kn.

Per ipotesi, i vettori di sono linearmente indipendenti, dunque per dimostrare che è una base di V dobbiamo solo mostrare che essi generano V e possiamo farlo grazie al Lemma precedente.

Preso u𝒜{}, per l'ipotesi di massimalità assunta, v1,,vk,u formano un insieme di vettori linearmente dipendenti. Dunque

i=1kλivi+μu=0

μ dev'essere per forza non nullo, altrimenti avremmo scritto una relazione di dipendenza lineare di vettori che sappiamo essere linearmente indipendenti per ipotesi. Allora

u=i=1kλiμvi

Dunque u() ed essendo u generico elemento di 𝒜 non appartenente a , abbiamo per il lemma precedente che 𝒜() e dunque genera V ed essendone anche gli elementi linearmente indipendenti, è una base di V.

Corollario

Ogni spazio vettoriale contenente un sistema finito di generatori ammette una base.

Metodi per trovare una base

Studiamo ora dei metodi operativi per trovare una base di uno spazio vettoriale.

Metodo degli scarti

È un metodo abbastanza semplice per trovare una base da un insieme di generatori v1,,vn eliminando o tenendo elementi ed essendo algoritmico, si presta bene anche per essere implementato in un calcolatore. Esso consiste nei seguenti passaggi:

  1. se v1 è il vettore nullo lo scartiamo, altrimenti lo teniamo;
  2. se v2 è proporzionale a v1 lo scartiamo, altrimenti lo teniamo;
  3. se vi,3in è combinazione lineare dei precedenti vettori tenuti lo scartiamo, altrimenti lo teniamo;
  4. così fino alla fine.

L'insieme di vettori che ci resta è un insieme di vettori linearmente indipendenti, quindi è una base di V.

Teorema del Completamento o Teorema di Steinitz

Sia V(K) uno spazio vettoriale e sia ={e1,...,en} una sua base finita. Se 𝒜={v1,...,vp} è un insieme di 𝓅 (con 𝓅<𝓃) vettori linearmente indipendenti, allora è possibile formare una nuova base aggiungendo ai vettori di A n-p vettori di B opportunamente scelti.

Dimostrazione

Dimensione di uno spazio vettoriale

Dato uno spazio vettoriale V si definisce dimensione dello spazio V la cardinalità di una base di V.

Mostriamo ora che la dimensione è effettivamente un invariante per gli spazi vettoriali e non dipende quindi dalla scelta della base. Vale infatti il seguente

Teorema

Date 1,2 due basi di uno spazio vettoriale V con un sistema finito di generatori. Allora |1|=|2|.

Dimostrazione

Sia 1={v1,v2,,vn} e 2={w1,w2,,wm}. Vogliamo mostrare che n=m; supponiamo dunque per assurdo che sia n<m. Per definizione di base sappiamo che (1)=V, in particolare ogni vettore di 2 può essere scritto come combinazione lineari dei vettori di 1. Siano dunque

w1=α1,1v1++α1,nvn

w2=α2,1v1++α2,nvn

wm=αm,1v1++αm,nvn

Mostriamo ora che se ciò accade i vettori w1,,wn non possono essere linearmente indipendenti.

Infatti, detta A=(αij) la matrice m×n formata dai coefficienti αi,j, si ha che il sistema

(x1x2xm)(w1w2wm)=(x1x2xm)A(v1v2vn)=0

è un sistema sovradimensionato (ci sono cioè più incognite, m, che equazioni, n) ed ammette quindi soluzioni non banali.

Esistono cioè y1,,ym𝕂 non tutti nulli tali che j=1nyjwj=0 il che è assurdo perché per ipotesi 2 è una base e quindi un insieme di vettori linearmente indipendenti.

Dal teorema precedente segue immediatamente che la dimensione di uno spazio vettoriale non dipende dalla particolare scelta della base.

Esempi

  • Lo spazio vettoriale 3 ha dimensione 3, infatti i vettori (100), (010), (001) formano una base per l'intero spazio.
  • Più in generale si può dimostrare che n lo spazio n ha dimensione n. Questo mostra in maniera informale come la nozione precedentemente introdotta di dimensione è in accordo con la nozione intuitiva di dimensione che deriva dall'esperienza.
  • Lo spazio vettoriale su campo ha dimensione 1, mentre come spazio vettoriale su ha dimensione 2. Questo esempio mostra come la dimensione dipenda dal campo su cui è costruito lo spazio vettoriale.
  • Analogamente al caso reale, la dimensione di n (come spazio vettoriale su ) è n.

Intersezione e somma di sottospazi vettoriali

Formula di Grassmann

Siano U e W sottospazi di dimensione finita dello spazio vettoriale V. Risulta

dim(U+W)=dim(U)+dim(W)dim(UW)

Dimostrazione

Somma diretta

Nel caso in cui, per ogni v di U + W esiste un’unica coppia di vettori u di U e w di W tali che v=u+w, allora diciamo che la somma U + W è diretta e scriviamo U⊕W.

Teorema

La somma U+W è diretta se e solo se U∩W ={0}.

Dimostrazione

⇒ Se v ∈ U ∩ W fosse un vettore non nullo, allora la somma non sarebbe diretta perché v= v+0= 0+v, cioè v= v+0 con v∈U, 0∈W e v = 0 + v con 0 ∈ U, v ∈ W .

⇐ Scrivendo v= u1+w1= u2+w2 con u1, u2∈ U e w1, w2∈ W, si ricava che il vettore u1 − u2 = w2 − w1 è nell’intersezione U ∩ W ;

dunque, se U∩W ={0}, risulta u1=u2 e w2=w1, cioè la somma è diretta.