Le Equazioni di Secondo Grado (superiori)

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Le equazioni di secondo grado in una incognita

Consideriamo il seguente problema: “in un triangolo rettangolo l’ipotenusa è più lunga del cateto minore di 4cm, mentre l’altro cateto è più lungo del cateto minore di 2cm. Si vogliono determinare le misure dei tre lati”.

Si può formalizzare il problema indicando con x la misura incognita del cateto minore. La lunghezza dell’ipotenusa sarà x+4, mentre quella dell’altro cateto x+2. Applicando il teorema di Pitagora si ha: x2+(x+2)2=(x+4)2. Dopo aver effettuato i calcoli e aver portato tutti i termini a sinistra del predicato uguale abbiamo: x24x12=0.

Esempio equazioni 2°
Esempio equazioni 2°

Questa è una equazione di secondo grado in una incognita in quanto la variabile x vi compare elevata al secondo grado.

DEFINIZIONE 1. Si dice equazione di secondo grado, un’equazione del tipo: ax2+bx+c=0 con a, b, c e a0. I valori a, b, c prendono il nome di coefficienti e, in particolare, c viene detto termine noto.

Un’equazione di secondo grado si definisce:

monomia quando il secondo e il terzo coefficiente sono nulli: ax2=0;

(incompleta) pura quando il secondo coefficiente è nullo: ax2+c=0;

(incompleta) spuria quando il terzo coefficiente è nullo: ax2+bx=0;

completa quando i tre coefficienti sono tutti diversi da zero: ax2+bx+c=0.

Risoluzione di un’equazione di secondo grado incompleta pura

Il coefficiente della x è nullo e l’equazione si presenta nella forma: ax2+c=0. Si risolve portando al secondo membro il termine noto e dividendo per il coefficiente di x2:

ax2+c=0ax2=cx2=cax1,2=±ca.


ESEMPIO 1. Risoluzione di equazioni pure.

  • 4x29=0.

    Risoluzione: 4x2=+9x2=94x1,2=±94x1=32x2=+32.

  • 4x2+9=0.

    Risoluzione: 4x2=9x2=94. L’equazione non ammette soluzioni reali in quanto il quadrato di un numero reale non è mai negativo.


Le soluzioni dell’equazione incompleta pura ax2+c=0 dipendono dal segno di ca:

  • se c/a>0, ovvero se a e c sono discordi, l’equazione ammette due soluzioni reali distinte opposte: x1=cax2=+ca;
  • se c/a<0, ovvero se a e c sono concordi, l’equazione non ammette soluzioni reali;
  • se c/a=0, allora c=0, l’equazione ha due soluzioni reali coincidenti nulle: x1=x2=0.

Dimostrazione per le equazioni di secondo grado pure

Osserviamo che se a e c sono discordi allora il rapporto ca è certamente positivo, di conseguenza esiste un numero reale α>0 tale che α2=ca. Concordemente con la definizione di radice quadrata, tale numero è α=ca, di conseguenza l'equazione

x2=ca

può essere riscritta nella forma equivalente

x2=α2x2α2=0

Chiaramente x2α2 è una differenza di quadrati e può essere scomposta come (xα)(x+α), di conseguenza l'equazione diventa

(xα)(x+α)=0

In virtù della legge di annullamento del prodotto, il primo membro è zero se e solo se è pari a zero almeno uno dei due fattori xα e x+α, ossia se sussiste almeno una delle equazioni di primo grado

xα=0  x+α=0

da cui ricaviamo x=α oppure x=α. Ricordando che α=ca, le soluzioni dell'equazione sono:

x=ca  x=+ca

Se a e c sono concordi, il rapporto ca è negativo pertanto non esiste alcun numero reale α il cui quadrato coincide con esso: l'equazione è dunque impossibile.

Risoluzione di un’equazione incompleta spuria

Un’equazione incompleta spuria si presenta nella forma: ax2+bx=0. Per risolverla, si raccoglie a fattore comune la x; precisamente x(ax+b)=0. Applicando la legge di annullamento del prodotto si ottiene x1=0 oppure ax+b=0 da cui x2=ba. Pertanto un’equazione di questo tipo ha sempre due soluzioni reali distinte di cui una nulla.


ESEMPIO 2. Risoluzione di equazioni incomplete spurie.

  • 2x24x=0.

    Raccogliendo a fattor comune si ha: 2x(x2)=0 da cui, applicando la legge di annullamento del prodotto, segue 2x=0x2=0 da cui x1=0x2=2;

  • x2+x=0.

    Raccogliendo x a fattore comune, si ha x(x+1)=0, da cui, applicando la legge di annullamento del prodotto, segue x=0x+1=0 da cui x1=0x2=1.


Risoluzione di un’equazione completa

L’equazione di secondo grado completa si presenta nella forma ax2+bx+c=0 e per risolverla si applica una formula che si ottiene utilizzando il metodo del completamento del quadrato:

equazione completa di secondo grado ax2+bx+c=0
si moltiplicano ambo i membri per 4a 4a2x2+4abx+4ac=0
si aggiunge b2 ad ambo i membri 4a2x2+4abx+4ac+b2=b2
si porta 4ac al secondo membro 4a2x2+4abx+b2=b24ac
il primo membro risulta il quadrato di un binomio (2ax+b)2=b24ac
si pone k=2ax+b e l’equazione diventa pura in k k2=b24ac
si calcolano le soluzioni in k k1,2=±b24ac
al posto di k si sostituisce 2ax+b 2ax+b=±b24ac
si separa il monomio con l’incognita 2ax=b±b24ac
si risolve rispetto all’incognita x x1,2=b±b24ac2a

Provando a sostituire la formula per il calcolo delle due radici all'incognita nell'equazione di partenza, si ottiene una identità.

Da quanto ottenuto possiamo osservare che:

  • la soluzione si ottiene esclusivamente operando sui coefficienti dell’equazione;
  • il valore dell’incognita si ottiene con due calcoli:

x1=bb24ac2aex2=b+b24ac2a;

  • nel calcolo è coinvolta l’estrazione di radice quadrata: l’espressione b24ac prende il nome di discriminante e si è soliti indicarla con il simbolo Δ (delta).

Questa formula può essere applicata anche ai tipi di equazioni incomplete che abbiamo già studiato. Il termine discriminante deriva dal sostantivo latino discrimen (divisione, punto di separazione); in effetti, il valore assunto da Δ permette di effettuare una distinzione tra la tipologia delle soluzioni di un’equazione di secondo grado. Si possono infatti presentare tre casi:

  • Primo caso: Δ=b24ac>0. Il radicale Δ è un numero reale e l’equazione ammette due soluzioni reali e distinte: x1=bΔ2ax2=b+Δ2a;
  • Secondo caso: Δ=b24ac=0. Il radicale Δ=0, quindi l’equazione ammette due radici reali e coincidenti: x1=x2=b2a;
  • Terzo caso: Δ=b24ac<0. Il radicale Δ non è un numero reale, quindi l’equazione non ammette soluzioni reali.

Per il teorema fondamentale dell'algebra, sappiamo che una equazione di grado n ammette al più n radici reali, per cui una equazione di secondo grado potrà avere al massimo due radici reali, eventualmente coincidenti (caso in cui si dice che la radice possiede molteplicità pari a 2).

Riassumendo e schematizzando si ha:

ax2+bx+c=0 con a0
Discriminante Soluzioni
Δ>0 Due soluzioni reali e distinte: x1=bΔ2ax2=b+Δ2a
Δ=0 Due soluzioni reali e coincidenti: x1=x2=b2a
Δ<0 Nessuna soluzione reale: I.S.=

ESEMPIO 3. Risoluzione di equazioni complete.

  • 3x25x+2=0.

    a=+3, b=5, c=+2

    . Calcolo del discriminante:
    Δ=b24ac=(5)24(+3)(+2)=2524=1.

    Poiché Δ>0 l’equazione ammette due soluzioni reali e distinte

    x1,2=b±Δ2ax1,2=(5)±12(+3)x1,2=5±16x1=1x2=23;

  • 4x212x+9=0.

    a=+4, b=12, c=+9. Calcolo del discriminante: Δ=(12)24(+4)(+9)=144144=0. Poiché Δ=0 l’equazione ammette due soluzioni reali coincidenti x1,2=b2ax1,2=(12)2(+4)=128x1=x2=32;

  • x2x+3=0.

    a=+1, b=1, c=+3. Calcolo del discriminante: Δ=(1)24(+1)(+3)=112=11. Poiché Δ<0 l’equazione non ammette soluzioni reali.


Formula ridotta per equazioni di secondo grado

Se nell’equazione ax2+bx+c=0 il coefficiente b è un numero pari, conviene applicare una formula, detta formula ridotta, che semplifica i calcoli.

Supponiamo b=2k, l’equazione ax2+bx+c=0 diventa ax2+2kx+c=0 e nella formula risolutiva dell’equazione si ottiene:

x1,2=2k±(2k)24ac2a=2k±2k2ac2a=k±k2aca.

Dato che b=2k si ha k=b2 e quindi la formula che conviene utilizzare quando b è pari è:

x1,2=b2±(b2)2aca.

La quantità sotto radice, uguale a Δ4, è detta anche discriminante ridotto.


ESEMPIO 4. Applicazione della formula ridotta nella risoluzione di equazioni complete.

  • x24x+3=0.

    Il coefficiente di primo grado è pari, per cui conviene utilizzare la formula ridotta: x1,2=(2)±(2)21(+3)1=2±1x1=1x2=3;

  • x22x+24=0.

    Applichiamo la formula ridotta: x1,2=(1)±(1)2(1)(+24)1=1±25x1=6x2=4;

  • 3x26x+12=0.

    Per prima cosa dividiamo l’equazione per 3. Per il secondo principio di equivalenza, si ha l’equazione equivalente x2+2x4=0. Poiché il coefficiente della x è pari si può applicare la formula ridotta: x1,2=1±1+4=1±5x1=1+5x2=15.


Quando b è pari e a=1, la formula si dice ridottissima: x1,2=b2±(b2)2c.


ESEMPIO 5. Applicazione della formula ridottissima nella risoluzione di equazioni complete.

  • x26x+8=0.

    Il coefficiente b è pari e il coefficiente a=1, quindi possiamo applicare la formula ridottissima x1,2=3±98, quindi x1=2x2=4.


Riassumiamo e schematizziamo la risoluzione di un’equazione di secondo grado:

Equazioni incomplete
Coefficienti Tipo Equazione Soluzioni
b=0, c=0 Monomia ax2=0 x1=x2=0
b=0, c0 Pura ax2+c=0 {I.S.= se ac>0x1,2=±ca se ac<0
b0, c=0 Spuria ax2+bx=0 x1=0x2=ba


Equazione completa ax2+bx+c=0
Discriminante Numero soluzioni Soluzioni
Δ>0 Due soluzioni reali e distinte x1,2=b±b24ac2a
Δ=0 Due soluzioni reali e coincidenti x1=x2=b2a
Δ<0 Nessuna soluzione reale I.S.=

Equazioni che si possono risolvere con opportune sostituzioni


ESEMPIo 6. Risoluzione di equazioni con sostituzioni.

  • (x1)2=16.

    Ponendo x1=t e sostituendo nell’equazione, essa diventa t2=16, le cui soluzioni sono t1=4t2=+4. Per determinare la x sostituiamo i valori dell'incognita ausiliaria t trovati nella relazione x1=t. Si ha x1=4x1=+4 quindi l’equazione assegnata ammette le due soluzioni x1=3x2=5;

  • (x1)2+2(x1)=0.

    Sostituendo x1=t l’equazione diventa t2+2t=0 le cui soluzioni sono t(t+2)=0t1=0t+2=0t2=2. Sostituendo x1=t si ha x1=0x1=2 quindi l’equazione assegnata ammette le due soluzioni x1=1x2=1.


Discussione e risoluzione di equazioni numeriche frazionarie

Un’equazione in cui compare l’incognita al denominatore si chiama frazionaria o fratta.


ESEMPIO 7. Risolvere la seguente equazione:  3x+21+x=2x+3x2.

Passo I  Determiniamo il mcm dei denominatori: mcm=(1+x)(x2).

Passo II  Imponiamo le condizioni di esistenza (C.E.): C.E.x1x2. La ricerca dei valori che risolvono l’equazione si restringe ai numeri reali appartenenti all’insieme, 𝒟={1, 2} detto dominio dell’equazione o insieme di definizione (abbreviato I.D.).

Passo III  Applichiamo il primo principio d’equivalenza trasportando al primo membro la frazione del secondo membro 3x+21+x2x+3x2=0. Riduciamo allo stesso denominatore (mcm):

(3x+2)(x2)(2x+3)(1+x)(1+x)(x2)=0.

Passo IV  Moltiplichiamo ambo i membri per il mcm, certamente diverso da zero per le condizioni poste; l’equazione diventa: (3x+2)(x2)(2x+3)(1+x)=0.

Passo V  L’equazione che si ottiene è di secondo grado; portiamo l’equazione alla forma canonica: 3x26x+2x42x32x23x=0x29x7=0.


Passo VI  Calcoliamo il discriminante: Δ=b24ac=81+28=109. Il discriminante è positivo quindi l’equazione è determinata e ammette due soluzioni reali distinte:

x1,2=9±1092x1=91092x2=9+1092.

Passo VII  Confrontiamo le soluzioni con le C.E.; in questo caso le radici appartengono all’insieme 𝒟; diciamo che sono accettabili e l’insieme soluzione è: I.S.={910929+1092}.

ESEMPIO 8. Risolvere la seguente equazione:  x2x23x+2=x2x1+1x+2.

Passo I  Determiniamo il mcm dei denominatori. Scomponiamo in fattori i denominatori. Riscriviamo: x2(x2)(x1)=x2x1+1x+2 il mcm è (x2)(x1)(x+2).

Passo II  Imponiamo le Condizioni di Esistenza:  C.E.x1x2x2 quindi 𝒟=I.D.={2, 1, 2}

Passo III  Trasportiamo al primo membro ed uguagliamo a zero; riduciamo allo stesso denominatore (mcm) i membri dell’equazione:

x3+2x2x2+3x2x32x2+4x2+8x4x8(x2)(x1)(x+2)=0.

Passo IV  Applichiamo il secondo principio di equivalenza moltiplicando ambo i membri per il mcm, certamente diverso da zero per le condizioni poste in precedenza; l’equazione diventa: 3x2+7x10=0.

Passo V  Calcoliamo il discriminante: Δ=b24ac=49+120=169. Il discriminante è positivo, l’equazione determinata e ammette due soluzioni reali distinte: x1,2=7±136 cioè x1=103x2=1.

Passo VI  Confrontiamo con le C.E.; in questo caso solo x1 appartiene all’insieme 𝒟; diciamo che l’insieme soluzione è: I.S.={103} mentre x2=1 non è accettabile.


Discussione e risoluzione di equazioni letterali

Ricordiamo la seguente definizione:

DEFINIZIONE 2. Una equazione è letterale se i coefficienti dell’incognita sono espressioni letterali, cioè se oltre all’incognita (in genere indicata con la lettera x) compare un’altra lettera (in genere a, b, k, …) detta parametro.

Esempio: Data l’equazione kx2(2k1)x+(k3)=0, discutere, al variare di k, la realtà delle sue soluzioni.

L’equazione è letterale di secondo grado nell’incognita x, i cui coefficienti dipendono dal parametro k. Il parametro k può assumere qualunque valore numerico e l’equazione rappresenta una famiglia di equazioni le cui caratteristiche variano a seconda dei valori attribuiti al parametro. Notiamo subito che se k assume il valore zero, l’equazione non è più di secondo grado. Se k assume il valore 3, l’equazione è ancora di secondo grado ma è incompleta (spuria) perché priva del termine noto.

Discutere un’equazione letterale significa analizzare come varia il suo insieme delle soluzioni al variare del parametro.

Ricordando la formula x1,2=b±b24ac2a in cui compaiono i tre coefficienti a, b, c possiamo dire che, nel caso considerato:

  • il primo coefficiente è k, se k=0 l’equazione diventa x3=0 di primo grado con I.S.={3};
  • il secondo coefficiente è 2k+1, se questo è nullo, ossia se k=12 l’equazione diventa 12x252=0, equazione pura con due soluzioni reali opposte x1=5x2=5;
  • il terzo coefficiente è k3, se è nullo, cioè se k=3 l’equazione diventa 3x25x=0, equazione spuria con due soluzioni reali x1=0x2=53.

Per tutti i valori di k{0123} l’equazione è completa, pertanto l’esistenza di soluzioni reali dipende dal discriminante Δ=(2k+1)24k(k3)=8k+1, quindi

  • se 8k+1<0k<18 l’equazione non ammette soluzioni reali: I.S.=;
  • se 8k+1>0k>18 l’equazione ammette due soluzioni reali distinte x1,2=(2k1)±8k+12k
  • se k=18 l’equazione ammette due soluzioni reali coincidenti x1=x2=5.

Riassumendo e schematizzando si ha:

kx2(2k1)x+(k3)=0  con   k
Parametro Insieme Soluzione Equazione
k=0 x=3 di primo grado
k=12 x1=5x2=+5 pura
k=3 x1=0x2=53 spuria
k{0123} completa, Δ=8k+1
k<18 Δ<0 non esistono soluzioni reali, I.S.=
k18 Δ0 esistono soluzioni reali
k>18 x1=(2k1)8k+12kx2=(2k1)+8k+12k
k=18 x1=x2=5
Esempio: Data l’equazione x23x+1k=0, discutere, al variare di k, la realtà delle radici.

Il primo e il secondo coefficiente non dipendono dal parametro k, quindi analizziamo il terzo coefficiente. Se k=1 l’equazione diventa un’equazione spuria con due radici reali x1=0x2=3. Per tutti i valori di k dell’insieme {1} l’equazione è completa e l’esistenza di soluzioni reali dipende dal discriminante Δ=94(1k)=4k+5, quindi:

  • se k<54 l’equazione non ammette soluzioni reali: I.S.=;
  • se k54 l’equazione ammette due radici reali. Esse sono distinte se k>54x1,2=3±4k+52 e coincidenti se k=54x1=x2=32.

Riassumendo e schematizzando si ha:

Parametro Insieme Soluzione Equazione
k=1 x1=0x2=3 spuria
k{1} completa, Δ=4k+5
k<54 Δ<0 non esistono soluzioni reali, I.S.=
k54 Δ0 esistono soluzioni reali
k>54 x1=34k+52x2=3+4k+52
k=54 x1=x2=32
Esempio: Discutere l’equazione letterale:  x2m1+3+m=2mxm1(1+1m).

L’equazione, pur presentando delle frazioni, è intera in quanto l’incognita x non compare al denominatore. Se m=0 oppure m=1 l’equazione è priva di significato, quindi poniamo C.E.m0m1.

Trasportiamo a sinistra del segno di uguaglianza i termini di destra ed eseguiamo il calcolo nella parentesi: Template:Testo centrato

Semplifichiamo m nell’ultimo termine, poiché nelle C.E.m0, si ottiene

x2m1+3+m2mxm12xm1=0.

Riduciamo allo stesso denominatore m1 ed eliminiamo il denominatore, essendo m1 per le C.E.; si ha: x2+3m3+m2m2mx2x=0, che scritta in forma canonica diventa x22x(m+1)+m2+2m3=0.

Discussione

  • il primo coefficiente, essendo uguale a 1, non dipende dal valore del parametro m, quindi l’equazione è di secondo grado per qualunque valore di m{0, 1};
  • il secondo coefficiente è 2(m+1): se m=1 l’equazione diventa x24=0, equazione pura con due soluzioni reali opposte x1=2x2=2;
  • il terzo coefficiente è m2+2m3: se m2+2m3=0m=1m=3 (non consideriamo il caso m=1 per le C.E.) l’equazione diventa x2+4x=0, equazione spuria con due soluzioni reali x1=0x2=4.

Prima conclusione:  per tutti i valori di m{0, 1, 1, 3} l’equazione è completa e l’esistenza di soluzioni reali dipende dal discriminante. Calcoliamo il discriminante: Δ4=(m+1)2(m2+2m3)=4; esso risulta indipendente dal valore del parametro m e sempre positivo, quindi l’equazione ammette sempre due soluzioni reali distinte x1=m1x2=m+3.

Riassumendo in una tabella tutti i risultati ottenuti:

x2m1+3+m=2mxm1(1+1m) con m
Parametro Insieme Soluzione Equazione
m=0m=1 priva di significato
m=1 x1=2x2=2 pura
m=3 x1=0x2=4 spuria
m{0, 1, 1, 3} x1=m1x2=m+3 completa: Δ=16
Esempio: Discutere l’equazione parametrica k+x2x(k+xkx+kxk+x)=k+2kkxx21.

L’equazione è fratta, poiché l’incognita x compare nel denominatore. Trasportiamo i termini del secondo membro a sinistra del segno di uguaglianza e scomponiamo in fattori i denominatori:

k+x2x(k+xkx+kxk+x)k2kx(kx)+1=0C.E.x0xkxk.

Svolgiamo i calcoli nella parentesi e moltiplichiamo: k2+x2x(kx)k2kx(kx)+1=0; Riduciamo allo stesso denominatore ed eliminiamo il denominatore: kx2+kx(1k)+k(k2)=0;

Discussione

  • Il primo coefficiente è k, se k=0 le C.E. si riducono a x0 e l’equazione diventa 0x=0 indeterminata, quindi I.S.={0} per le condizioni poste sull’incognita. Avendo studiato il caso k=0, possiamo ora supporre k0. Dividiamo tutti i coefficienti per k, l’equazione diventa x2+x(1k)+(k2)=0;
  • il secondo coefficiente è 1k, se k=1 le C.E. sono x0x1x1 e l’equazione diventa x21=0, le soluzioni sono x1=1x2=1 che non sono accettabili per le C.E.;
  • il terzo coefficiente è k2, se k=2 le C.E. sono x0x2x2 e l’equazione diventa x2x=0 le cui soluzioni sono x1=0x2=1 di cui x1=0 non è accettabile per le C.E.

Per k{0, 1, 2} l’equazione è completa, l’esistenza di soluzioni reali dipende dal discriminante Δ=(1k)24(k2)=(k3)2, essendo Δ0k, si avranno sempre due soluzioni reali: coincidenti se k=3x1=x2=1 accettabili essendo le C.E.x3x0x3; distinte se k3x1=1x2=k2 e, confrontando con le C.E., si x1=1 non è accettabile se k=1, mentre x2 è sempre accettabile per k{0, 1, 2, 3, 1}.

Riassumendo in una tabella tutti i risultati ottenuti:

k+x2x(k+xkx+kxk+x)=k+2kkxx21  con   k
Parametro Incognita Insieme Soluzione Equazione
xkx0xk
k=0 x0 I.S.={0} indeterm.
k=1 x1x0x1 [x1=1x2=1]* pura
k=2 x2x0x2 x1=0*x2=1 spuria
k{0, 1, 2} completa
k=3 x3x0x3 x1=x2=1
k{0, 1, 2, 3} xkx0xk x1=1x2=k2
k=1 x1=1*
k{1, 0, 1, 2, 3} x2=k2

* La soluzione o le soluzioni non sono accettabili.

Relazioni tra soluzioni e coefficienti

Consideriamo una generica equazione di secondo grado ax2+bx+c=0 nell’ipotesi in cui ammetta soluzioni reali (cioè Δ0), sommiamo e moltiplichiamo le soluzioni (o radici) dell’equazione:

x1+x2=bΔ2a+b+Δ2a=2b2a=ba;x1x2=(bΔ2a)(b+Δ2a)=b2Δ4a2=b2+4acb24a2=4ac4a2=ca.

Quindi, la somma delle radici è x1+x2=ba e il prodotto delle radici è x1x2=ca.

Osserviamo che queste relazioni tra radici e coefficienti dell’equazione valgono anche nel caso in cui le radici non siano reali (Δ<0).


ESEMPIO 9. Determinare somma e prodotto delle soluzioni dell’equazione ax2+bx+c=0, nei casi seguenti, senza risolverla.

  • 2x2+11x3=0.

    Calcolo il discriminante Δ=145>0 pertanto le radici sono reali e distinte. Applicando le precedenti formule si ha: x1+x2=112 e x1x2=32.

  • x22+3x22=0.

    Calcolo il discriminante Δ=25>0 pertanto le radici sono reali e distinte. Applicando le precedenti formule si ha: x1+x2=32=322 e x1x2=222=2.

  • x2+2x+15=0.

    Calcolo il discriminante Δ=56<0 pertanto le radici non sono reali anche se la loro somma e il loro prodotto sono reali, infatti applicando le precedenti formule si ha: x1+x2=2 e  x1x2=15.

  • x212x+36=0.

    Il discriminate Δ=122436=144144=0. Le radici sono coincidenti, applicando la formula risolutiva si ha x1=x2=6. Applicando le formule per calcolare somma e prodotto si ha x1+x2=12 e x1x2=36 da cui si conclude ugualmente che x1=x2=6.

ESEMPIO 10. Determina le radici dell’equazione x2+2x15=0 senza applicare la formula risolutiva, ma sfruttando la somma e il prodotto delle radici stesse.

Calcolo il discriminante Δ=64, le radici sono reali. Esse hanno come somma ba=2 e come prodotto ca=15.

Le coppie di interi che hanno per prodotto 15 sono (5;3), (5;3), (15;1) e (15;1). Tra tutte queste coppie l’unica che ha per somma 2 è la coppia (5;3). Pertanto le soluzioni dell’equazione sono x1=5x2=3.

ESEMPIO 11. Si determini la relazione che lega i coefficienti della generica equazione di secondo grado alla somma dei reciproci delle radici.

Si vuole cioè esprimere 1x1+1x2 attraverso i coefficienti a, b, c dell’equazione generica. Osserviamo in via preliminare che tale somma è possibile con la condizione x10x20 che implica c0. Si ha:

1x1+1x2=x2+x1x1x2=baca=bc.

ESEMPIO 12. Si determini la relazione che lega i coefficienti della generica equazione di secondo grado alla differenza delle radici.

Poiché non abbiamo informazioni a priori su quale delle due soluzioni sia la maggiore, calcoliamo il valore assoluto della differenza richiesta. Il calcolo diventa:

|x1x2|=|bΔ2ab+Δ2a|=|2Δ2a|=|Δa|=|b24aca|.


Determinare due numeri conoscendone la somma e il prodotto

Consideriamo la generica equazione di secondo grado ax2+bx+c=0 nell’ipotesi in cui ammetta soluzioni reali x1 e x2. Essendo a0, è possibile dividere ambo i membri per a, ottenendo: x2+bax+ca=0. Dato che, per quanto visto precedentemente, s=x1+x2=ba e p=x1x2=ca, si ha x2sx+p=0.

Tale equazione risolve quindi la classe di problemi del tipo: “determinare due numeri la cui somma è s e il cui prodotto è p”.

Dall’equazione x2sx+p=0 discende che tali numeri esistono e sono reali se e solo se Δ=s24p0 ovvero se il quadrato della somma è maggiore o uguale al quadruplo del loro prodotto.


ESEMPIO 13. Determinare due numeri che sommati danno 12 e moltiplicati danno 35.

L’equazione che risolve il problema è: x212x+35=0. Le soluzioni sono x1=5x2=7.

ESEMPIO 14. Determinare due numeri che sommati danno 5 e moltiplicati danno 9.

L’equazione che risolve il problema è: x25x+9=0. Poiché Δ=s24p=2536=11, l’equazione non ammette soluzioni reali e, di conseguenza, non esistono due numeri reali aventi la somma e il prodotto richiesti.


Problemi di natura geometrica di secondo grado

PROBLEMA 1. Determinate la misura della diagonale di un rettangolo avente il perimetro di 80m e l’area di 375m2.

Esempio problema di 2°
Esempio problema di 2°

Dati2p=2(AB+BC)=80m, Area=375m2.

ObiettivoAC.

SoluzioneAC=AB2+BC2 per il teorema di Pitagora applicato al triangolo ABC retto in B.

Sono incognite le misura dei lati, quindi poniamo AB=x e BC=y con x>0 e y>0.

Il problema si formalizza con il sistema: {x+y=40xy=375 che esprime la ricerca di due numeri nota la loro somma 40 e il loro prodotto 375. I numeri richiesti sono le soluzioni reali positive dell’equazione t240t+375=0 e precisamente t1=15t2=25.

Per come abbiamo disegnato la figura abbiamo quindi: AB=25m e BC=15m, da cui AC=AB2+BC2=850=534m.

Scomposizione del trinomio di secondo grado

Si consideri il trinomio di secondo grado: ax2+bx+c e sia ax2+bx+c=0 (con Δ0) l’equazione associata a tale trinomio. Effettuiamo le seguenti operazioni:

  • si mette in evidenza a: ax2+bx+c=a(x2+bax+ca);
  • si sostituiscono le relazioni trovate nel precedente paragrafo riguardo alla somma e al prodotto delle soluzioni x1 e x2: a(x2+bax+ca)=a[x2(x1+x2)x+x1x2];
  • si svolgono i calcoli nella parentesi quadra:

a[x2(x1+x2)x+x1x2]=a[x2x1xx2x+x1x2];

  • si effettua il raccoglimento parziale e si ottiene:

a[x2x1xx2x+x1x2]=a[x(xx1)x2(xx1)]=a(xx1)(xx2).

Sulla base del segno di Δ è possibile distinguere i casi illustrati in tabella:

Discriminante Soluzioni Scomposizione
Caso I: Δ>0 x1x2 ax2+bx+c=a(xx1)(xx2)
Caso II: Δ=0 x1=x2 ax2+bx+c=a(xx1)2
Caso III: Δ<0 x1, x2 ax2+bx+c  è irriducibile

ESEMPIO 15. Scomporre in fattori i seguenti trinomi.

  • x25x+6.

    Calcolo le soluzioni dell’equazione x25x+6=0. Si ha x1,2=5±25242, cioè x1=2x2=3. Applicando la formula ottenuta nel caso I si ha: x25x+6=(x2)(x3).

  • x212x+36.

    Poiché Δ=144144=0 il trinomio è un quadrato di un binomio e applicando la formula ottenuta nel caso II si ha: x212x+36=(x6)2.

  • 2x2+3x+5.

    Essendo Δ=940=31, il trinomio è irriducibile.

  • 5x2+2x+1.

    Calcolo le radici dell’equazione associata 5x2+2x+1=0: x1,2=2±2410=1±65 quindi x1=165x2=1+65 e scrivo la scomposizione: 5x2+2x+1=5(x165)(x1+65).

ESEMPIO 16. Scrivere un’equazione di secondo grado che ammetta le seguenti soluzioni x1=12 e x2=3.

Per quanto visto nel paragrafo, si ha

(x12)(x3)=0x23x12x+32=0x272x+32=02x27x+3=0.


OSSERVAZIONE. Si vuole scomporre in fattori il trinomio m=4x2+2x6, avente tutti i coefficienti pari. Anche se osserviamo che tutti i suoi coefficienti sono pari, non possiamo dividire per due, non essendo un’equazione. Il polinomio m=2x2+x3 è diverso da quello assegnato, mentre le equazioni associate all’uno e all’altro sono equivalenti. Nel procedere alla scomposizione, una volta trovate le radici, per ottenere le quali possiamo anche usare l’equazione equivalente 2x2+x3=0, è necessario moltiplicare per a. Quindi, in questo caso le radici sono x1=32x2=1 e pertanto il trinomio assegnato si scompone come: 4x2+2x6=4(x+32)(x1).

Regola di Cartesio

Se in un’equazione di secondo grado i coefficienti sono tutti diversi da zero e il discriminante è non negativo, è possibile avere delle informazioni sui segni delle soluzioni senza calcolarle esplicitamente.

In un’equazione ax2+bx+c=0, dove i coefficienti sono tutti non nulli, le coppie di coefficienti (a;b)(b;c) sono dette coppie di coefficienti consecutivi. Una coppia di coefficienti consecutivi presenta:

  • una permanenza se i coefficienti hanno lo stesso segno;
  • una variazione se i coefficienti hanno segni diversi.
Esempio: Determinare le variazioni e le permanenze nelle seguenti equazioni:
Equazione a b c
2x23x1 + variazione permanenza
x23x1 permanenza permanenza
3x2+4x1 variazione + variazione
2x2+x1 + permanenza + variazione

TEOREMA 1. (di Cartesio) In un’equazione di secondo grado ax2+bx+c=0 con a, b, c0 e Δ0, il numero di radici positive è uguale al numero di variazioni presenti nelle coppie di coefficienti consecutivi. Se vi è una sola variazione, le radici sono discordi e il valore assoluto maggiore è quello della radice positiva se la variazione è nella coppia (a;b), mentre è della radice negativa se la variazione è nella coppia (b;c).


ESEMPIO 17. Determinare il segno delle soluzioni dell’equazione x2+2x3=0 senza risolverla.

L’equazione x2+2x3=0 ha soluzioni reali in quanto Δ=16>0. Dal momento che vi è una sola variazione, quella della coppia (b;c), l’equazione ha radici discordi e il valore assoluto maggiore è quello della radice negativa.

Dimostriamo quanto è stato affermato tenendo presente che x1+x2=ba e x1x2=ca; nell’equazione proposta si ha: x1+x2=2 e x1x2=3 dunque prodotto negativo e somma negativa. Il prodotto di due numeri è negativo quando i fattori sono discordi, quindi una soluzione è positiva e una è negativa. Chiamiamo x1 la soluzione negativa e x2 la soluzione positiva, poiché x1+x2=2<0 deduciamo che in valore assoluto è più grande il numero negativo, cioè |x1|>|x2|.

ESEMPIO 18. Determinare il segno delle soluzioni delle seguenti equazioni senza risolverle.

  • 2x26x56=0. L’equazione ha soluzioni reali in quanto Δ=484>0; dal momento che vi è una sola variazione le radici sono discordi e il valore assoluto maggiore è quello della radice positiva poiché che la variazione è nella coppia (a;b).
  • 3x224x21=0. L’equazione ha soluzioni reali in quanto Δ=324>0; dal momento che non vi sono variazioni, l’equazione ha due radici negative.
  • x210x+25=0. L’equazione ha due soluzioni coincidenti in quanto Δ=0; dal momento che vi sono due variazioni, le due radici coincidenti sono positive.

Equazioni parametriche

DEFINIZIONE 3. Si definisce parametrica un’equazione i cui coefficienti dipendono da un parametro.

L’equazione 3x2+(k1)x+23k=0 è parametrica di secondo grado nell’incognita x; i suoi coefficienti dipendono dal valore del parametro k e quindi la natura e il segno delle sue soluzioni dipendono da k.

In molti problemi di applicazione della matematica in situazioni reali in cui compare un parametro, non interessa tanto determinare le soluzioni dell’equazione che formalizza il problema, quanto sapere se le soluzioni hanno determinate caratteristiche. Sappiamo che attraverso i coefficienti di un’equazione di secondo grado si possono determinare alcune relazioni tra le sue soluzioni:

  • soluzioni reali se Δ=b24ac0; reali coincidenti se Δ=0, reali distinte se Δ>0;
  • la somma delle soluzioni è x1+x2=ba;
  • il prodotto delle soluzioni è x1x2=ca.

Nell’equazione 3x2+(k1)x+23k=0 si ha Δ=(k1)212(23k) dipendente dal parametro k. Dall’analisi del Δ si potranno dedurre quali condizioni deve verificare k affinché esistano soluzioni reali. Analizzando somma e prodotto x1+x2=(k1)3 e x1x2=(23k)3 potremo stabilire il segno ed altre caratteristiche delle soluzioni.


ESEMPIO 19. Data l’equazione (k+1)x2+(2k+3)x+k=0, stabilire per quale valore di k

  1. l’equazione si riduce al primo grado;
  2. l’equazione ammette soluzioni reali distinguendo i casi “soluzioni coincidenti” e “soluzioni distinte”;
  3. la somma delle soluzioni sia nulla, determinando in tal caso le soluzioni.

Svolgimento

  1. l’equazione diventa di primo grado se il coefficiente a si annulla, cioè se k+1=0 quindi k=1. In tal caso si ha una sola soluzione reale x=1;
  2. studiamo il segno del discriminante: Δ=(2k+3)24k(k+1)0 da cui ricaviamo 4k2+12k+94k24k08k+90. Pertanto se k=98 le soluzioni sono coincidenti, se k>98 le soluzioni sono reali distinte, se invece k<98 non ci sono soluzioni reali;
  3. dalla formula della somma delle soluzioni ricaviamo x1+x2=(2k+3)(k+1) e quindi la somma sarà nulla se 2k+3=0k=32. Poiché 32<98, per k=32 non ci sono soluzioni reali, infatti sostituendolo nell’equazione quest’ultima diventa x2+3=0x2=3 impossibile!

Problemi di secondo grado in una incognita

La risoluzione dei problemi [...]

serve ad acuire l'ingegno e a dargli

la facoltà di penetrare l'intera

ragione di tutte le cose.

(R. Descartes)

Sappiamo che nel corso degli studi o nell’attività lavorativa possono presentarsi problemi di diversa natura: di tipo economico, scientifico, sociale; possono riguardare insiemi numerici o figure geometriche. La matematica ci può aiutare a risolvere i problemi quando essi possono essere tradotti in “forma matematica”, quando cioè è possibile trascrivere in simboli le relazioni che intercorrono tra le grandezze presenti nel problema e quando si può costruire, tramite queste relazioni, un modello matematico che ci permetta di raggiungere la soluzione al quesito.

Affronteremo problemi di tipo algebrico o geometrico, che potranno essere formalizzati attraverso equazioni di secondo grado in una sola incognita. Teniamo presente, prima di buttarci nella risoluzione del problema, alcuni passi che ci aiuteranno a costruire il modello matematico:

  • la lettura “attenta” del testo al fine di individuare l’ambiente del problema, le parole chiave, i dati e le informazioni implicite, l’obiettivo;
  • la scelta della grandezza incognita del problema, la descrizione dell’insieme in cui si ricerca il suo valore, le condizioni che devono essere soddisfatte dall’incognita;
  • la traduzione in “forma matematica” delle relazioni che intercorrono tra i dati e l’obiettivo, cioè l’individuazione del modello matematico (equazione risolvente).

Dopo aver risolto l’equazione occorre confrontare la soluzione trovata con le condizioni poste dal problema.

PROBLEMA 2. Nel triangolo rettangolo ABC rettangolo in C, l’ipotenusa AB supera il cateto maggiore BC di 2m; la differenza tra i cateti è 23m. Determinare la misura del perimetro e l’area del triangolo.

Esempio problema di 2°
Esempio problema di 2°

DatiAB=BC+2BCAC=23AC^B=90°.

Obiettivo2p;  Area.

Soluzione:  Osserva che 2p=AB+BC+AC e Area=BCAC2. Ponendo BC=x, si ha AB=x+2  e  AC=x23  con {x>0 essendo misura di un segmentox>23 poiché AC deve essere positiva.

Essendo rettangolo, i lati del triangolo sono legati dal teorema di Pitagora quindi si deve verificare: AB2=AC2+BC2(x+2)2=(x23)2+x2. Sviluppando i calcoli si ottiene l’equazione risolvente di secondo grado, in forma canonica: x250x+525=0 con Δ=400. L’equazione è quindi determinata pertanto esistono due soluzioni reali distinte: x1=15x2=35 entrambe positive. Ai fini del problema x1=15 non è accettabile, quindi il problema ha una sola soluzione: BC=35AB=37 e AC=12. Conclusione: 2p=35+37+12=84m  e  Area=210m2.

PROBLEMA 3. Un padre aveva 26 anni alla nascita del figlio; moltiplicando le età attuali del padre e del figlio si ottiene il triplo del quadrato dell’età del figlio; calcolare le due età.

Indichiamo con p l’età attuale del padre e con f l’età attuale del figlio.

Datip=f+26  e  pf=3f2.

Obiettivof, p.

Soluzione:  I dati permettono di impostare la relazione (f+26)f=3f2 che esprime il legame tra le età di oggi del padre e del figlio; siamo di fronte ad un’equazione di secondo grado nell’incognita f. La soluzione dell’equazione deve essere espressa da un numero positivo poiché esprime l’età. Risolviamo l’equazione 2f226f=0 le cui soluzioni sono f1=0f2=13. Per le condizioni poste la soluzione del problema è f=13. Quindi oggi il figlio ha 13 anni e, di conseguenza, il padre 39.

PROBLEMA 4. Il trapezio isoscele ABCD è inscritto in una semicirconferenza di diametro AB di misura 25cm; determina le misure dei lati del trapezio sapendo che il suo perimetro è 62cm.

Esempio problema di 2°
Esempio problema di 2°

DatiAB=252p=62ABCD;  AD=BC.

ObiettivoCD;  BC.

SoluzioneAB+CD+2BC=62; fissiamo come incognita BC=x. Determiniamo le condizioni sull’incognita: dovrà essere x>0 poiché rappresenta la misura di un segmento e inoltre affinché esista realmente il trapezio isoscele il punto C non deve coincidere con il punto medio E dell’arco CD cioè CB<EB, quindi x<2522.

Tracciata l’altezza CH (HAB) si ha CD=AB2HB e per il 1° teorema di Euclide[1] sul triangolo ACB, rettangolo in C (poiché insiste su una semicirconferenza con diametro AB), HB:CB=CB:AB; determiniamo quindi la misura di HB in funzione dell’incognita fissata: HB=x225 da cui CD=252x225.

Costruiamo l’equazione risolvente: 25+2x+252x225=62x225x+150=0 che ha soluzioni x1=10x2=15, entrambe accettabili. Si hanno dunque due trapezi inscritti che risolvono il problema. Poiché CD=2pAB2BC si ha CD=622510=27cm o CD=622515=22cm.

Esempio problema di 2°
Esempio problema di 2°

PROBLEMA 5. Un capitale di €. 25000 viene depositato in banca a un tasso di interesse annuo c. Gli interessi maturati durante il primo anno non vengono ritirati. Nell’anno seguente si investono sia il capitale sia gli interessi maturati a un tasso di interesse annuo aumentato dello 0,5%. Alla fine dei due anni si ritira la somma di €. 26291,10. Calcola i tassi di interesse praticati dalla banca.

Assumiamo come incognita c il tasso di interesse praticato il primo anno, espresso come numero decimale e non in forma percentuale. Il tasso praticato nel secondo anno sarà c+0,005.

Soluzione:  Alla fine del primo anno in banca si hanno tra capitale e interessi

25000+25000c=25000(1+c).

Nel secondo anno il tasso praticato è c+0,005 che va applicato alla somma 25000(1+c). Si ottiene quindi l’equazione

25000(1+c)(1+c+0,005)=26291,10.

Moltiplicando le parentesi tonde si ha 25000(1,005+c+1,005c+c2)=26291,10 e poi dividendo per 25000 e ordinando otteniamo c2+2,005c0,046644=0 con soluzioni

c1,2=2,005±4,020025+0,1865762=2,005±2,0512c1=2,028c2=0,023.

La soluzione c1 è negativa e pertanto non accettabile. La risposta al problema è 0,023 cioè 2,3% il primo anno e quindi 2,8% il secondo anno.

Problemi con un parametro

I problemi che abbiamo proposto sono caratterizzati da dati numerici e di conseguenza le soluzioni numeriche dell’equazione risolvente sono facilmente confrontabili con le condizioni poste sull’incognita. Abbiamo anche visto che le soluzioni dell’equazione non sempre sono soluzioni del problema e può anche succedere che il problema abbia due soluzioni.

Affrontiamo ora un problema letterale, nel quale alcuni dati sono espressi da lettere. In questi problemi dovremo rispettare le condizioni poste sull’incognita, ma anche analizzare per quali valori della lettera il problema ammette soluzioni reali. Dovremo quindi procedere con la discussione dell’equazione parametrica risolvente per stabilire se il problema letterale ammette soluzioni.

PROBLEMA 6. Sul lato a dell’angolo aV^b di 60° si fissano i punti A e B tali che VA=2k e VB=8k. Determina sul lato b un punto P in modo che il rapporto tra PB e PA sia 2.

esempio problema parametrico
esempio problema parametrico

DatiaV^b=60°VA=2k;VB=8k.

ObiettivoPb tale che PBPA=2.

Osservazione preliminare: le misure dei segmenti VA e VB sono espresse in forma letterale, affinché il problema abbia significato deve essere k>0.

Soluzione: La posizione del punto P sul lato b sarà individuata dalla distanza di P da V: poniamo quindi VP=x con x>0 e determiniamo PB e PA in funzione di x per poter sfruttare la richiesta contenuta nell’obiettivo come equazione risolvente.

Sia M il piede della perpendicolare da B al lato b; nel triangolo rettangolo PMB si ha PB2=BM2+PM2 (*) per il teorema di Pitagora. Nel triangolo BVM, rettangolo in M con l’angolo V di 60° si ha BM=12BV3=4k3; PM=VPVM e VM=12VB=4k; per quanto detto sul triangolo BVM, si ha che PM=x4k; sostituendo in (*) si ottiene

PB2=48k2+(x4k)2.

Sia N il piede della perpendicolare da A al lato b; nel triangolo rettangolo PNA, con analogo ragionamento otteniamo: PA2=AN2+PN2 (**) per il teorema di Pitagora. Nel triangolo AVN, rettangolo in N con l’angolo V di 60°, si ha AN=12AV3=k3; VN=12AV=k e PN=VPVN=xk; sostituendo in (**) si ottiene

PA2=3k2+(xk)2.

Determiniamo l’equazione risolvente ricordando che il rapporto tra due segmenti è uguale al rapporto tra le rispettive misure ed elevando al quadrato si ha PB2PA2=4. Sostituendo quanto trovato si ottiene l’equazione 48k2+(x4k)2=4[3k2+(xk)2] da cui x2=16k2.

Si tratta di un’equazione di secondo grado pura avente due soluzioni reali opposte, essendo il secondo membro positivo. Quindi x1=4k e x2=4k; per le condizioni poste solo x2 è accettabile.

Con quale punto della figura tracciata inizialmente viene a coincidere il punto P che risolve il problema?

  1. in ogni triangolo rettangolo ciascun cateto è medio proporzionale tra l’ipotenusa e la proiezione del cateto stesso sull’ipotenusa.